giovedì 28 giugno 2007

Paura di vivere

La sua lingua sta facendo judo con la mia. Lascia la presa e con i denti mordicchia le mie labbra, poi mi bacia seguendo il ritmo dei nostri gemiti. Le accarezzo i capelli, la mia mano scende sul suo collo, finché non le cingo la gola e la bacio con trasporto. Il rumore dei clacson ci riporta alla realtà. Il semaforo è verde. Ingiurie e strepiti fanno da colonna sonora ad un altro bacio. Supero l’incrocio. Lei ride contenta. Stiamo bene insieme. Spesso mi distraggo dalla guida per perdermi nei suoi occhi lucidi, strade bagnate dal piacere e dal desiderio. Sentieri di una terra in cui nessun uomo ha ancora scoperto l’america. Io non sono andato più avanti dell’india; con una battuta sprezzante, la sua voce calda ed autorevole, mi provoca. Sa che non posso smettere di fissarla. Domandarsi cosa pensa in questi momenti sarebbe come chiedersi perché viviamo. O perché moriamo. Cose per cui non vale la pensa sforzare i propri neuroni. E’ un attimo. Una prostituta attraversa la strada. Come un gatto avanza veloce, incurante del mio procedere. Riesco a rallentare, ma una 206 nera mi supera invadendo l’altra corsia. Non ha la mia fortuna. Il rumore è assordante, l’impatto grottesco. La prostituta viene aperta letteralmente senza provare piacere. Si spalma sul cofano della 206 come una salsa di sangue e organi su una tartina di lamiera. Le sue gambe si frammentano. Il seno impatta violentemente contro il parabrezza dell’auto nera. Il busto si squarcia vomitando pus e viscere, il collo si spezza come la gamba di una sedia sotto il peso di un obeso, la sua testa dai capelli mori rimbalza via; un’oliva nera che cade da una tartina ripugnante, che un sadico chef di nome Dio ha preparato con cura. La mia ragazza è sotto shock. M’intima di fermarmi, strilla, sbraita. Io non riesco a sentirla. Voglio andare via. Non voglio essere coinvolto. Non voglio aiutare nessuno. Continuo a guidare e scivolo via nella notte. Lei non parla, non mi parla più; la fisso? I suoi occhi sono strade senza uscita, ponti ancora in costruzione sospesi nel vuoto. Scivolo, scivolo nella notte. Intorno a me i rumori sono strilli di un muto. Sono stanco, non ho più le forze. Il volante è pesante, pesantissimo; sto facendo a braccio di ferro con Schwarzenegger o forse con Stallone e non posso vincere. Non sono più al top. Vorrei essere incitato dalla mia ragazza. Sento dolore. Avrei bisogno del suo tifo. Un dolore lancinante. Cerco il suo sguardo. La notte si fa chiara. Apro gli occhi. E fisso i suoi. Sono gonfi, i capillari sono esplosi, le cornee sono foglie spezzate in un lago di sangue. Il piercing sul sopracciglio destro le ha sfregiato lo zigomo. Il suo dolce naso a patata è sbucciato. Desiderava da tempo un intervento di rinoplastica. La cartilagine è disossata, uno sformato al sugo rivoltante. Le sue labbra morbide sono airbag forati, ornati da denti rotti. Dalla sua bocca, che ho adorato per mesi, escono urla di dolore. E imprechi: “Brutto stronzo, che cazzo hai fatto?” La realtà è accecante. Mi volto, non posso vederla in questo stato. Il mio sterno è squarciato dall’albero dello sterzo, che riposa nell’addome, stretto dalle budella. Le mie braccia non rispondono più, gli avambracci sono spezzati, piegati in modo innaturale. Non provo neanche a muovere le gambe; i pantaloni sono lerci, l’intestino si è liberato senza permesso. Piango. Mentre capisco. Il mio corpo si dissangua, rilascia urine, la faringe non impedisce ad un macabro rigurgito di unirsi allo show. Capisco cosa è successo. I miei occhi grondanti per il rimorso si voltano di nuovo verso il mio amore. Ho ripreso conoscenza per assistere a quest’orrore. L’orrore di chi, ha paura di vivere. Ho sempre temuto la morte, più di chiunque altro. Una fottuta fobia. La mia mente si suggestiona e perdo i sensi in un perverso meccanismo d’autodifesa. La prima volta avevo pochi anni. Fu per un incidente d’auto. Come quello di stanotte. Una prostituta dilaniata da una 206 nera intenta a sorpassarmi. Non sono riuscito a togliermela dalla testa. Sono svenuto metri dopo, perdendo il controllo del veicolo e…

E’ buffo come sono lucido in questi lenti istanti. Non posso smettere di fissarla. Sicuro come la morte.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella Ciri!

Il Gabbrio ha detto...

Ma sei "quel" Cirincione?
Bel raccontino, bravo...ma la battona, non si poteva fare i cazzi suoi e battere il marciapiede senza attraversare?

Cirincione ha detto...

Bella a tutti!
la battona doveva prenderlo nel culo nel marciapiede di fronte :asd:

Anonimo ha detto...

Cirincione ce n'è uno.. Tutti gli altri son nessuno...

Giulio

Ps. E se va bene a me, buon cirincione a tutti

Cirincione ha detto...

Grande Piccio, così arrossisco tutta però!

Anonimo ha detto...

La cappella ti si arrossisce?

Cirincione ha detto...

oooh che volgarità

Anonimo ha detto...

:D Benvenuto tra i Blogger :P
P.S.: Mi piace un sacco il racconto, ma te lo avevo già detto però! Non ti montare la testa! ghgh ^__^

Cirincione ha detto...

@adachigahara: Grazie, felice che sei passata di qui! Seguirò il tuo consiglio, spero di montare qualcos'altro da qui a breve!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Cirincione ha detto...

bander, cavolo, non essere così volgare! cattivo bander, cattivo!

Anonimo ha detto...

Sono volgare come i primi fumetti Image xD

Anonimo ha detto...

A Cirinciò, non è ora di postare qualcos altro? ;-)

kEiSoN ha detto...

Sei un cazzo di nerd di periferia!! ciao Cirinciò!!!!! mò ti linko!!

Cirincione ha detto...

eheheh, felice della visita Keison!
Alla prox
p.s. devo solo resistere 15 riprese...ADRIAANAAA

Anonimo ha detto...

Che bravo che è Keison... Rob poi dici che semo giovani XD

Cirincione ha detto...

per me dovresti aggiornare il blog...